Di motivi per indignarsi di questi tempi ce ne sarebbero moltissimi.

Quando poi te li presenta una cliente che sta male, è difficile davvero rimanere calmi.

Allora, le cose sono andate così.

– Dottoressa, ho un carcinoma al seno. Il medico mi ha detto: 2 su 3 è brutto. Ti dovrai operare. Io sono disperata. Non me l’aspettavo! Era solo una visita di controllo! E ora? Come glielo dico ai miei figli?

D. Ma avevi sintomi?
R. – No.
D. Ma l’esame cosa dice esattamente. L’hai fatto?
R. – No.
D. – E come fai a sapere che hai un carcinoma?
R. – Me l’ha detto la dottoressa durante la visita. Secondo lei 2 su 3 mi dovrò operare. Mi ha detto di fare una BIOPSIA MA NON HO ANCORA LA RISPOSTA!

Ma come lavorano certi medici ?
Fanno scienza o gioco delle probabilità?

Come si fa a comunicare in questo modo approssimativo, crudo, cinico, oserei dire cattivo, senza nemmeno il supporto di un referto esatto e verificato?

La comunicazione terroristica basata su ipotesi sembra essere diventata la normalità.

Vengono da me persone terrorizzate, incredule, paralizzate dalla paura per una diagnosi che qualche volta si rivela anche errata.

Arrivano con una sentenza di morte.

Comunicare in modo empatico dovrebbe diventare la principale competenza nel rapporto medico – paziente, perché la cura inizia già nella relazione consapevoli del fatto che non si curano le malattie ma le persone con il loro vissuto, la loro sensibilità, la loro vita familiare, affettiva, sociale.

Questa donna si sentiva già con un piede nella fossa. Era come ipnotizzata. Con lo sguardo nel vuoto, parlava del dopo, di come avrebbero fatto i figli senza di lei, delle cose da sistemare prima che accadesse l’irreparabile.

Il mio compito è stato di accogliere la sua disperazione e di contenerla. E di spostarla da quella posizione mentale e tranquillizzarla attraverso le conoscenze che ho della sistemica familiare, dell’embriologia e delle 5 leggi biologiche, che senza sostituirsi al medico, permettono di avere esatte informazioni sull’interazione psiche- organo- cervello.

Ho potuto sostenerla nell’attesa della risposta e darle fiducia nell’intelligenza del corpo e delle sue capacità di autoriparazione.

Perché dietro ogni persona ci sono storie di amori e dolori. Traumi, conflitti familiari e professionali, relazioni sospese, separazioni, lutti e i sintomi si presentano perché parlano di noi, si muovono insieme alle storie personali e insieme alla vita.

Ho potuto accompagnarla nell’attraversare questa esperienza come occasione per risintonizzarsi con il suo corpo e con il suo mondo interiore emotivo che la chiama a riequilibrare le relazioni affettive.

Dopo qualche giorno mi telefona dicendo che non era nulla di grave e non doveva fare alcuna cura.

Piangeva di sollievo, di gioia e di gratitudine.

Per ristabilirsi del tutto però, c’è voluto qualche mese. Perché non basta essersi tranquillizzati sulla salute fisica, poi bisogna affrontare i disturbi post traumatici da stress: insonnia, flashback, pensieri intrusivi, ansia, paura delle recidive.

Li sottovalutiamo? E chi li paga questi danni?

Perché scrivo questo?

Perché molti di noi hanno vissuto esperienze simili, direttamente o indirettamente. O potremmo viverle.

E allora è importante fare prevenzione, sciogliendo i conflitti familiari prima di tutto e poi imparando a prenderci cura della nostra salute e delle nostre relazioni in generale.

Ma soprattutto è importante informarci e studiare per acquisire quel rispetto per se stessi che ci farà avere un altro tipo di atteggiamento e di reazione difronte alle profezie di “certi esperti”.

Non possiamo più delegare niente a nessuno, soprattutto la nostra salute.
Perché ci sono medici preparati e aggiornati e altri no. Medici che curano anche l’aspetto emotivo della persona e altri che sono soltanto burocrati senza umanità.

E bisognerebbe ricordare che esiste in ognuno di noi un inconscio operativo e che sarebbe utile a tutti fare un pò di sana psicoterapia, soprattutto ai medici perché come diceva il caro Sigmund Freud, spesso con la scusa di curare il prossimo in realtà si sublimano impulsi sadici rimossi.