Come molti sanno, ho lasciato l’Ordine degli Psicologi e sto continuando la mia professione, spogliata della veste “sanitaria”. Offro consulenze esistenziali per aiutare giovani e adulti a superare un momento di dolore, di disagio, di crisi personale, familiare, affettiva o lavorativa.

𝐶𝘰𝑛𝘴𝑢𝘭𝑒𝘯𝑧𝘢 𝘦𝑠𝘪𝑠𝘵𝑒𝘯𝑧𝘪𝑎𝘭𝑒 significa che non è vero che siamo stupidi e sbagliati e che percepirsi diversi dagli altri significhi essere disadattati, malati o falliti. Siamo divisi da ciò che è l’originale della nostra identità.

𝑆𝘪𝑠𝘵𝑒𝘮𝑖𝘤𝑎 significa osservare e riconoscere che spesso la sofferenza, il disagio, i nostri blocchi sono gli effetti della nostra inconsapevole e invisibile fedeltà ad un sistema familiare che forse odiamo, giudichiamo, rifiutiamo, da cui ci sentiamo diversi, esclusi o anche migliori, da cui siamo scappati ma che continuiamo ad amare per non sentirci soli, per sentire che apparteniamo a qualcosa o a qualcuno su cui abbiamo costruito la nostra identità.

Il dolore di oggi è un dolore antico, molte volte è di altri venuti prima di noi. Ma è anche un dolore nuovo perché è cambiato il mondo in cui viviamo, i valori, le prospettive, i modelli culturali ed educativi che ci hanno spostato, deviato dal centro della nostra naturale intelligenza.
Da tempo si sta manifestando una nevrosi ontologica, cioè non riusciamo più a sentirci vivi, a percepire e riconoscere il senso della vita, della felicità, della gioia.

La osservo soprattutto nei giovani che sono apatici, tristi, demotivati. Quando chiedi loro: “Come ti senti”? I più rispondono: “Non lo so. Non sento niente”. E in quel niente c’è il dramma di un’anima che ha perso sè stessa.

Anche dietro un sintomo fisico non c’è soltanto un organo che sta funzionando in un modo “speciale” che mette in uno stato di allarme, c’è un’intelligenza che parla di noi, dei nostri amori, dei nostri dolori, parla di qualcuno che manca.

Il fatto è che siamo separati da una fonte divina di amore, da quel “paradiso terrestre”, da uno stato di grazia che sappiamo esistere ma non percepiamo più vivendo di conseguenza una schizofrenia esistenziale tra ciò che siamo e ciò che pensiamo di “dover essere”.

E questa separazione dà origine a un male comune: la Paura.
Abbiamo paura del futuro, della solitudine, della morte, della povertà, della malattia, paura di non essere amati e accettati, di non essere riconosciuti, di non avere una motivazione abbastanza forte e valida per continuare a vivere.
In questi tempi complessi e difficili, accolgo le sofferenze e le difficoltà delle persone per aiutarle a vedere le opportunità dietro una crisi e iniziare a trasformarla in una crescita personale, ad abbandonare il vittimismo e il senso di rinuncia e a prendere nelle loro mani, le redini della vita e scoprire che sono loro i creatori della realtà.
Allora fare una Consulenza Esistenziale è un’opportunità. Si tratta di riscoprire, riconoscere la propria identità, quella autentica e imparare a difenderla. Significa conquistarsi la propria dignità e il rispetto altrui e costruirsi relazioni armoniose, scelte e decise liberamente.