Tempo fa, venne da me una bella signora.  Non dimostrava  affatto i suoi 46 anni ma era profondamente prostrata. Pensava che la sua vita non avesse più senso. Aveva appena divorziato e questo per lei era un fallimento. La sua famiglia di origine era sempre stata unita,  dove si stava tutti insieme e dove i figli venivano prima di tutto perché a loro volta avrebbero poi sorretto i genitori. Insomma, una brava figlia.

Ma aveva sposato un uomo diverso. Immaturo e incapace di prendersi le proprie responsabilità. Non aveva voluto i figli. Non era mai il momento giusto. E lei per non perderlo, aveva aspettato e alla fine, rinunciato a vivere la maternità.

Aveva sempre perdonato e superato  i suoi tradimenti.  Lui si giustificava che non erano una cosa importante. Che lei era l’unica donna che amava, che alla fine, tornava sempre da lei.

Ma all’ennesima relazione extraconiugale, si indignò. E disse:  Stavolta basta. Scegli: o lei o me.

Lui scelse, e la lasciò.

E’ qui che entra in campo la depressione, la disperazione e il senso di colpa.

“ E’ tutta colpa mia! Se non l’avessi detto, se avessi fatto finta di non vedere, se avessi sopportato anche stavolta,  lui sarebbe insieme  a me.”

Si sentiva una fallita e un’incapace.

Facemmo un profondo lavoro sul suo sistema familiare, sull’immagine che aveva costruito di se stessa, sul copione che aveva svolto come “competitor della madre”,  sull’immagine introiettata che aveva degli uomini,  del sesso, del matrimonio, sul passato storico delle donne denigrate, svalutate, disprezzate.

Ne venne fuori in pochi mesi.

E mentre riprendeva la sua forza , l’ex marito tentò un riavvicinamento. Voleva tornare insieme a lei.

Ma lei ripose: No.

Perché stava scoprendo di riuscire a vivere meglio senza di lui,

stava scoprendo la fiducia in se stessa  e di sapersela cavare da sola,

stava comprendendo che tutto quello che aveva vissuto, l’aveva scelto e deciso lei per fedeltà a copioni familiari appresi per amore,

stava assaporando il piacere di tornare a casa e vivere la solitudine come libertà di essere a modo suo,

stava scoprendo di essere ancora affascinante e seducente per  altri uomini,

che non era colpevole, né inferiore, né incapace per aver lasciato andare un uomo che in fondo non la rispettava.

Perché non aveva per prima mai imparato a rispettare se stessa.

Stava rinascendo.

Mi ha telefonato dopo un anno. Ora ha trovato un lavoro ben retribuito e ha incontrato un uomo più maturo. Ma non vuole ripetere gli errori del passato e chiede un nuovo colloquio.

“Così, per verificare ed eventualmente, prevenire”.

Ha sperimentato che un buon percorso di psicoterapia è il miglior investimento che potesse fare.

Perché ti rimette al centro della tua vita.

Perché ti permette di  scoprire la tua vera identità ed esercitarti a vivere per un futuro diverso e possibile.