Passiamo mesi, anni a vivere nella difficoltà, nel dolore, nella malattia, nelle preoccupazioni, nell’ansia, nella paura, nella privazione del piacere e delle gratificazioni personali.

Facciamo sacrifici, limitiamo, rimandiamo o rinunciamo ai nostri piaceri e ai nostri bisogni.

Per necessità, per obbligo, per consuetudine ma anche per scelta, seppur inconsapevolmente. E’ normale – pensi – o lo ritieni tale. Perché ti guardi intorno e vedi che questa è una condizione comune.

Ma poi accade che sempre per scelta o rarissimamente “per caso”, hai la possibilità di liberarti da quella condizione di malessere e di dolore e di realizzare quel desiderio nascosto a lungo nel cuore ma non sentirti coinvolta come se ci fosse una parte di te che rimane distaccata, assente, distratta.

E ti rimproveri perché non riesci a sentirla questa gioia e pensi, ancora una volta, che c’è in te qualcosa che non va.

E’ un momento della vita che ho vissuto in prima persona e lo riconosco in tanti altri.

Invece è naturale, logico e parla ancora una volta d’amore.

Dopo essere uscita da una grande difficoltà, da una “prigione esistenziale”, da un momento buio e riprendi i tuoi spazi, la tua libertà, la tua salute non si può percepire subito tutto il bene di questa nuova condizione.

La sai, la rifletti con la mente che vorrebbe vivere tutto subito, arraffare con fretta, fare incetta di cose, di incontri, di occasioni ma il corpo e l’anima non ci sono.

Sono ancora da quell’altra parte, insieme a quel qualcuno o qualcosa che è stato perso o è rimasto indietro nella sofferenza e non è pronto a condividere con te ciò che dolorosamente e faticosamente ti sei conquistata.

L’abbiamo dimenticata la gioia e dobbiamo reimpararla, riscoprirla piano piano, con delicatezza.

Come quando si svezza un bambino prima con la pappa e poi con alimenti sempre più consistenti.

Perché quando sei stata a lungo repressa e poi allenti improvvisamente la tensione potrebbero presentarsi sintomi psichici e fisici anche importanti.

E allora l’intelligenza profonda, quell’unità psicofisica che ci identifica come esseri umani ma anche spirituali, ci aiuta a non rilasciare improvvisamente tutto il dolore ma a farlo gradualmente per preservarci.

Questo è il momento della calma, della lentezza, della pazienza. Per darti tempo, per soffermarti sui piccoli momenti di piacere, assaporandoli, permettendoti di viverli a modo tuo.

E potrà capitare di passeggiare in un prato, di sdraiarti e sentire il profumo di una margherita che non ricordavi più.

E inspirarlo profondamente con ogni cellula del tuo corpo che delicatamente si risveglia alla vita.

E accogli la gioia di sentirti viva, di sentirti bene, in armonia con tutte le creature in questa straordinaria esperienza chiamata Esistenza.