Qualche anno fa ho partecipato ad un seminario residenziale intensivo di 10 giorni di meditazione Vipassana, che significa: 𝑣𝑒𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑒 𝑖𝑛 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑜𝑛𝑑𝑖𝑡𝑎̀, 𝑐𝑜𝑠𝑖’ 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜.

Quando l’ho raccontato, mi hanno guardato con gli occhi sgranati: “Ma come hai fatto a stare 10 giorni senza telefono, senza parlare, mangiando vegetariano, digiunando dalle 17 di pomeriggio alle 8 di mattina? Meditando 12 ore al giorno?

L’ho fatto perché ero profondamente motivata. Volevo liberarmi dalle emozioni e reazioni automatiche, volevo sentirmi libera, leggera, padrona dei miei pensieri e delle mie reazioni. Non volevo più permettere a qualcuno o qualcosa di “spostarmi”, di sbilanciarmi e di farmi perdere la serenità. Lo dovevo a me stessa innanzitutto e poi lo dovevo ai miei clienti che avevano il diritto di interagire con una persona che sapesse mantenersi neutra, senza giudizio, senza proiezioni, una lettrice più pura e neutra possibile, delle dinamiche inconsce dell’altro.

E’ stata per me una purificazione e una trasformazione profonda in cui ho imparato ad osservare e a non reagire agli innumerevoli segnali e sollecitazioni del corpo (formicolii, sudore, crampi, pruriti, nervosismi, stanchezza, impulso di interrompere, di alzarsi) e sperimentare l’impermanenza.

Mi sono impegnata e in cambio ho ottenuto salute fisica, armonia e stabilità interiore, rinforzo dei primi due cackra, capacità di distaccarmi e di lasciar andare ciò che non posso cambiare, di non prendermi più la colpa delle reazioni altrui, e soprattutto grande consapevolezza di ciò che accade nel mio corpo.

Racconto questo perchè molti parlano, leggono, studiano, chiedono aiuto ma alla fine non decidono. Non decidono una serietà verso se’stessi, non si impegnano a raggiungere e mantenere il proprio benessere.

Il primo passo che bisognerebbe fare è rallentare e poi fermare la mente. Smettere di credere a tutto e a tutti e rivedere, verificare le informazioni che ci giungono attraverso la nostra realtà organismica. Cioè quel modo di essere presenti a sé stessi in una forma di contemporaneità tra sensazioni fisiche, emozioni con presenza di coscienza.

Cosa senti? Cosa provi? Questa emozione che cos’è? E’ veramente la tua? Questo pensiero, da dove arriva?

Essere seri significa quindi, cominciare ad accorgerti della tua realtà e da lì individuare il tuo vantaggio senza delegarlo ad un altro. Ti accorgi che sei vivo e che puoi vivere a modo tuo, senza prepotenza, senza dimostrare qualcosa agli altri. Non ti serve più.

Essere seri significa accorgersi della personale soglia di tolleranza alle norme, ai modi, alle idee imposte o proposte da altri, a cogliere la sproporzione che fa malattia, angoscia, ansia e imparare a come ci si libera da dentro.

Impari a prenderti la responsabilità in ciò che ti accade senza delegarlo o spostarlo verso qualcuno. E ti liberi dalle dipendenze di ogni tipo, perché sai collegarti alla Vita.