E’ diventato virale il video promosso da alcune “star” che sotto il motto, “donne-vita-libertà”, si tagliano una ciocca di capelli per protestare contro il brutale assassinio della giovane curda Masha Amini, picchiata a morte dalla “polizia morale” iraniana perché non aveva indossato correttamente il velo e testimoniare così la loro vicinanza alle donne iraniane.
Ma care “donne”, PER SOLIDARIETA’ VI AUTOCASTRATE?
E’ veramente questo il modo migliore che avete trovato per sostenere una battaglia sociale e civile che donne meno fortunate di noi, stanno facendo nel loro Paese?
Tagliarsi i capelli è un rito iraniano che usano le donne quando vogliono manifestare una rabbia, una tristezza o un lutto.
Ma i capelli sono da sempre il simbolo della forza, della bellezza, della femminilità, della maestà di una donna. Tagliarli in quel modo è una forma di autocastrazione.
Autocastrarsi (psicoanalisi docet) è una pratica autopunitiva o di purificazione che serve per liberarsi da un senso di colpa, da quegli istinti e pulsioni ritenuti “sporchi” e pericolosi. E’ una forma di aggressività rimossa e passiva, una rabbia contro se stessi derivante da una frustrazione, è un movimento verso la morte, verso l’autoumiliazione, l’autorepressione.
Tagliarli come forma di protesta, di rabbia, di vendetta e’ la testimonianza delle solite dinamiche contro l’autorità, il padre-padrone, la prepotenza del maschio, la violenza di un sistema repressivo.
E voi, ritenete che seguire e imitare questo gesto sia un modo che dà forza, dignità, coraggio ad una donna o la rendono ancora più schiava e complice di quelle usanze che lei stessa poi subisce?
Ma non vi rendete conto che facendo questo in realtà state volontariamente obbedendo, legittimando e rispettando quella legge che vi opprime?
Credo che la donna debba ancora fare tanta strada per riappropriarsi dell’autentica identità e intelligenza.
E per fare questo deve prendersi la responsabilità di ciò che subisce.
A queste “star nostrane”, molte delle quali hanno costruito il loro “successo” sulla bellezza fisica e sull’esposizione del corpo vorrei dire:
Dove eravate quando la politica distruggeva e schiacciava i diritti fondamentali al lavoro, alla salute, alla libertà di pensiero, di movimento, di scelta nel nostro Paese?
Dove eravate quando i vostri colleghi non potevano lavorare, quando i teatri e i cinema venivano chiusi. Quando discriminavano chi poteva entrare e chi no.
In questo gesto ci vedo tanta ipocrisia, tanta ignoranza e strumentalizzazione politica.
E alle tante donne vorrei dire:
Voi che vi indignate, dove siete quando dentro casa vostra permettete a mariti, padri, nonni e figli di umiliarvi, di maltrattarvi, di spegnere i vostri sogni?
Dove siete quando sui posti di lavoro vedete le vostre colleghe sfruttate, sospese, licenziate, discriminate e mobbizzate?
Dove siete quando voi stesse limitate, giudicate, osteggiate le vostre figlie femmine perché non sono come vorreste voi?
E vorrei ricordare che la donna non è oggetto del maschio. Finiamola con questa storia e con questi alibi.
𝗟𝗮 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗮 𝗲̀ 𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗲𝘀𝗰𝗹𝘂𝘀𝗶𝘃𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝘀𝘂𝗼 𝗺𝗼𝗱𝗼 𝗱𝗶 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗮𝗿𝗲, 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝗶𝘃𝗲, 𝘀𝘂𝗯𝗶𝘀𝗰𝗲, 𝘀𝗼𝗳𝗳𝗿𝗲 𝗲 𝗽𝗼𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮𝗻𝗻𝗮 𝗴𝗹𝗶 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗮𝗹𝗹’𝗲𝘀𝘁𝗲𝗿𝗻𝗼.
Stiamo continuando a vedere la donna come vittima del mondo e del sistema dei maschi dimenticando che la maggioranza delle mamme e delle nonne hanno insegnato e insegnano alle bambine che la femminilità è pericolosa e sporca.
Le donne sono le prime ad essere nemiche delle altre donne e continuano attraverso la loro educazione a trasmettere quei “devo”che loro stesse hanno subito.
I maschi li educhiamo e li formiamo noi donne con i nostri si, la nostra indulgenza, la nostra remissività, il nostro modi di amare disordinato, improprio e spesso malato.
Ogni donna, alla fine cerca il tipo di maschio su cui costruire la propria frustrazione per poi attaccarlo come nemico.
Allora smettiamola e ricordiamoci la vera bellezza e la forza che siamo.
E se vogliamo incoraggiare, insegnare, stimolare la libertà e la vita bisogna iniziare prima da noi stesse, testimoniandolo.
Cominciando a liberarci dalla nostra rabbia atavica e iniziando a cercare, riconoscere e celebrare la nostra autenticità.
Sciogliamoli questi capelli, invece di tagliarli con rabbia e vendicatività.
I cambiamenti culturali sono lenti, lentissimi. Ma possiamo iniziare sempre dal presente, facendo ogni giorno un passo verso un cambiamento radicale cominciando nel nostro quotidiano e nelle nostre case.