Mi capita di incontrare giovani trentenni ma anche persone più mature, che dopo tanto studio e tanto impegno, hanno ottenuto un buon impiego, un lavoro ben retribuito. Alcuni lavorano in aziende familiari e sono l’orgoglio dei loro genitori. Ma sono tristi, nervosi, frustrati.

Si accorgono di aver commesso un errore nella scelta del corso di studi e oggi si trovano a fare un lavoro che non li appassiona più.

La scelta è stata fatta per compiacere i propri genitori – dicono – perché non avevano le idee chiare o perché si sono lasciati convincere che quella strada avrebbe garantito un lavoro e uno stipendio fisso. E oggi soffrono perché avvertono il dispiacere profondo di non aver avuto il coraggio di affermare la loro idea, la loro passione, di difenderla, di portarla avanti. Sentono di essere stati codardi, accomodanti. Hanno preferito conformarsi per fedeltà e per paura.

Oggi vorrebbero cambiare, fare qualcosa di diverso ma sono bloccati da più conflitti e paure.

A questo punto, che si fa? E’ un bel problema!

Propongo qualche suggerimento, come stimolo per avviare personali riflessioni e intravedere una possibile via di uscita.

1. Per prima cosa bisogna verificare se c’è veramente una passione, un interesse, un talento, qualcosa che ti piace tanto fare, che ti dà gioia e che ti riesce con facilità. E’ importante chiarirlo perchè molti sono insoddisfatti ma una vera passione o un’idea di cosa fare non ce l’hanno.

2. Una volta chiarito cosa ti piace, si comincia ad aprire una via parallela a ciò che già fai e pian piano costruirla, verificarla, mentre si portano avanti le solite cose. Il lavoro che non ami ti dà comunque una certa autonomia, ti permette di avere uno spazio tutto tuo o di pagarti una formazione, un aggiornamento che ti servirà per il tuo progetto. E quando questa via prende il volo, ti prende tutto il tempo, ti rende abbastanza, lasci l’altra. Si lavora insomma, su due fronti. Abbandonare tutto improvvisamente o intestardirsi in strade che non si aprono è un azzardo che può costare caro.

3. Nel frattempo, bisogna crescere anche in senso psicologico affrancandosi dalle aspettative dei propri genitori e smascherando i personali autosabotaggi, le proprie pigrizie. Bisogna verificare se ci sono state inconsapevoli promesse del tipo: “Cara mamma, diventerò ciò che desideravi essere tu”, oppure: Caro papà farò io quello che non hai potuto fare tu. Porterò avanti io quello che hai costruito tu”. Sono promesse sulle quali si programma un traguardo, un obiettivo di lavoro o di vita personale secondo aspettative altrui, per amore, per essere accettati.

4. Una volta sicuro, puoi anche chiedere il sostegno dei tuoi genitori per realizzare il tuo sogno, puoi chiarire con loro, parlare di ciò che sei e cosa vuoi diventare. Un buon genitore, anche se si sente deluso, desidera soltanto che tu sia felice.